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Anticipazioni e TV

La Gialappa’s è tornata: 5 trasmissioni anni ’90 da recuperare e studiare

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Il successo di oggi nasce da un’eredità che pochi ricordano davvero. La TV degli anni ’90 sapeva sorprendere, raccontare, perfino educare senza dirlo

La Gialappa’s è tornata: 5 trasmissioni anni ’90 da recuperare e studiare (AnsaFoto) – alfabeta2.it

Certo, Gialappa’s Show è divertente. Anzi, di più: funziona, ha ritmo, pubblico, nostalgia quanto basta. Ma diciamolo chiaramente: niente, oggi, è paragonabile al terremoto culturale che furono i “Mai dire” degli anni ’90. Non solo sketch e risate, ma uno specchio lucidissimo del Paese, riflesso con ironia chirurgica e un’irriverenza che oggi sarebbe quasi impensabile.

Per questo, se la loro nuova versione vi sta intrattenendo, andrebbe fatto un passo in più. Un viaggio a ritroso, per recuperare – e studiare – quelle trasmissioni che hanno definito un modo di fare televisione. Non per nostalgia, ma per capire come si può raccontare un’epoca senza filtri e senza algoritmi.

Ecco allora 5 programmi che ogni nuova generazione dovrebbe conoscere. Non per imitarli, ma per capire quanto lontano ci siamo spinti – o quanto ci siamo allontanati.

1. Mai dire Gol e i suoi tormentoni strepitosi

Era molto più di una parodia calcistica. Mai dire Gol metteva a nudo il baraccone della Serie A con una comicità che non guardava in faccia nessuno. I personaggi? Iconici. I tormentoni? Infiniti. Il punto forte? L’intelligenza di chi scriveva e commentava tutto in tempo reale, anticipando l’era dei social con una semplicità disarmante.

Altro che reaction su YouTube: qui si smontava il mito del calciatore con una battuta secca, senza effetti e senza filtri.

2. Non è la Rai e le sue ragazzine scalmanate

Oggi sarebbe impossibile. Ma proprio per questo va studiato. Non è la Rai era un esperimento sociale in diretta pomeridiana: decine di ragazze, playback, telefonate improbabili, adolescenti idolatrate come popstar.

Non è la Rai e le sue ragazzine scalmanate (AnsaFoto) – alfabeta2.it

E sotto, una domanda che oggi suonerebbe gigantesca: chi costruisce davvero i sogni degli altri? Un programma che ha creato e distrutto miti nello stesso pomeriggio. E che merita di essere guardato con occhi nuovi, anche solo per capire quanto siamo cambiati.

3. Il meraviglioso carrozzone di Quelli che il calcio

La domenica pomeriggio, ma senza far vedere le partite. Sembra una follia oggi, e invece funzionava alla perfezione. Fazio e Bartoletti, le inviate comiche, le gag, i collegamenti surreali.

Il calcio diventava lo sfondo per raccontare il Paese: i bar, le famiglie, gli anziani, gli opinionisti da divano. Un piccolo capolavoro di leggerezza e intelligenza popolare, che riusciva a fare cultura mentre parlava di marcature a zona.

4. Blob e la satira con gli spezzoni di video

Non si spiegava: si guardava. Blob era il programma che rimontava la televisione italiana per mostrarne l’assurdo, la ripetitività, i cortocircuiti logici.Nessun commento, nessuna voce narrante: solo le parole degli altri, cucite tra loro con ironia chirurgica.

Guardarlo oggi è un esercizio di pensiero critico. Un allenamento alla lettura tra le righe, che farebbe bene a chiunque viva nel mondo dell’informazione rapida e delle mezze verità.

5. Scommettiamo che…? La leggerezza del grande Fabrizio Frizzi

Era l’orgoglio del sabato sera. Famiglie davanti alla TV, prove spettacolari, emozioni da palcoscenico. Fabrizio Frizzi, la grazia dei conduttori di un tempo, gli ospiti internazionali e quella sensazione che qualcosa potesse davvero sorprenderti.

Scommettiamo che…? La leggerezza del grande Fabrizio Frizzi (AnsaFoto) – alfabeta2.it

Una TV fatta bene, con rispetto e ambizione. Perché la leggerezza non è mai stata sinonimo di superficialità, e questo programma ne era la dimostrazione perfetta.

Riscoprire queste trasmissioni non è solo un esercizio da nostalgici: è uno sguardo su come si poteva fare televisione con creatività, coraggio e intelligenza. E forse, tra un remake e l’altro, anche chi oggi sta tornando in onda dovrebbe ogni tanto rivedersi. Non per copiare, ma per ricordare da dove si era partiti.

Antonio Papa

Giornalista pubblicista dal 2010, "fratello maggiore" di tanti redattori del network, autore di trasmissioni televisive. In TvPlay sono, insieme a Claudio Mancini, il conduttore di FantaTvPlay, di "Chi Ha Fatto Palo" e di altri format creati da noi. Sono una persona che ha fatto della scrittura la sua ragione di vita, coronando un sogno che avevo fin da bambino. Il mio motto è “lavorare seriamente senza mai prendersi sul serio”. Cerco di trasmettere la mia passione e il mio entusiasmo alle persone che lavorano con me: quando ci riesco… ci divertiamo!